mercoledì 21 luglio 2010

Sorbetto di albicocche

Che ne dite di un sorbettino al volo? Della quintessenza di un'albicocca in coppetta?
Niente di più facile, a patto di avere una gelatiera e possibilmente un pizzico di farina di carrube.
A proposito di gelatiera l'altro giorno ho subìto una ferale umiliazione al corso (meraviglioso!!) di Gelati e Semifreddi tenuto al Gambero Rosso dalla pasticcera Giulia Steffanina. Per farvela breve, si parlava di gelatiere più o meno valide ed in poche parole la mia è stata paragonata da Stefania al Dolceforno Harbert!! Il suo difetto principale è il non avere un motore raffreddante, ma solo il cestello da infilare nel congelatore. Dire che me ne sono tornata a casa con la coda tra le gambe è poco, ma d'altra parte lo spazio della mia cucina è quello che è, e a suo tempo ho preferito sfruttare un motore che già avevo ( il ken).
Comunque, ecco cosa, nel suo piccolo, è riuscita a fare la mia "Dolcegelatiera".
500 g di albicocche mature intere
190 g di zucchero
1/2 cuc.no di farina di carrube
260 g d'acqua
50 g di glucosio

Mescolate lo zucchero e la farina di carrube ( a secco) e metteteli in un pentolino con l'acqua e il glucosio. La farina di carrube è molto utile a mantenere il gelato più cremoso nel freezer anche a distanza di qualche giorno. Se non l'avete pace, non casca il mondo.
Scaldate il composto solo il necessario affinchè i solidi si sciolgano, non di più. Togliete dal fuoco e date una botta di minipimer per amalgamare alla perfezione il tutto. Non vi preoccupate se vi sembra scurissimo a causa della farina di carrube: il colore si stempererà una volta aggiunte le albicocche e, soprattutto, una volta mantecato.
Frullate bene con il frullatore a immersione anche le albicocche e unite i due preparati. Mettete in frigo a raffreddare bene e a questo punto mantecate.
Ricordate sempre che è importante non servire immediatamente il gelato (quale che sia) appena tolto dalla gelatiera; ha bisogno di un minimo di riposo in freezer per stabilizzarsi, un'oretta almeno.

sabato 17 luglio 2010

Mozzarella in carrozza

Qui ci sono 32°, ed in teoria accendere la friggitrice dovrebbe essere il mio ultimo pensiero, anche considerando che qui sono sola e me la potrei cavare con un'insalata di tonno e pomodori. Ma era già qualche giorno che avevo comprato questo bell'oggettino ad una serata all'isola Tiberina organizzata e promossa dall'Ambasciata Giapponese.
Il destino naturale di questo mold sarebbe quello di creare dei tramezzini "saldati" e quindi con il ripieno completamente racchiuso al loro interno, però appena l'ho visto la prima cosa che mi è saltata in mente è stata la mozzarella in carrozza. Ho pensato: niente più rischio di trovarsi con mozzarella colante mente la si frigge, e poi vuoi mettere una forma così carina!!
Va da sè che la mamma mi si mangerà viva quando leggerà il post e scoprirà che ho fatto la mozzarella in carrozza senza di lei! Tranquilla mamma, te la rifaccio! :-)
Per 6 pezzi ( 2 persone):
4 fette di pancarrè di quelle lunghe, senza bordi
100 g di fior di latte
3 filetti di acciughe
1 uovo
pangrattato
sale
olio per friggere

Tritate con il coltello la mozzarella e dividete in due ogni filetto d'acciuga.
Ora stendete davanti a voi la prima fetta di pancarrè. Io preferisco queste fette lunghe perchè di solito sono più morbide e si rischia meno che si rompano.
Poggiate sopra il mold con il triangolino più piccolo rivolto verso il basso, in questo modo avrete la misura della quantità di ripieno che potete mettere. Farcite con la mozzarella ed un pezzetto d'acciuga, sfilate delicatamente lo stampo e coprite con una seconda fetta di pane. Ribaltate il mold ed utilizzatelo per tagliare ed allo stesso tempo "sigillare" il vostro piccolo tramezzino. Con ogni coppia di fette di pane vi verranno tre tramezzini.
Passate nell'uovo e nel pangrattato e friggete in olio bollente. Alla fine salate.
Io in quest'occasione l'ho accompagnato con delle semplici melanzane a funghetti.

lunedì 12 luglio 2010

La paella

Nonostante io tifassi Olanda l'indomani della finale che ha coronato la Spagna Campione del mondo mi è sembrato il giorno più adatto per presentarvi la Paella fatta per il mio compleanno.
Se guardate la foto non ci crederete, ma vi assicuro che sotto quella marea di roba c’era anche del riso, giuro!
Dunque, da ricetta, con una Paellera da 40 cm dicono che si prepari paella per 6 persone. Io ho sofferto parecchio, ad un certo punto ero abbastanza certa che il tutto avrebbe strabordato miseramente sui fornelli, ma con una paellera appunto di questo diametro sono riuscita a nutrire più di 10 persone.
Dunque, armatevi di santa pazienza perché qui la faccenda è piuttosto lunga.

1 kg di riso
2 peperoni verdi
1 peperone rosso
1 peperone giallo
3 piccoli peperoni dolci tondi secchi spagnoli se li avete ( fac.)
500 g di pisellini
1 cipollona
3 spicchi d’aglio
3 peperoncini
1 kg di cozze
1 kg di vongole
1 kg di calamari
½ kg di gamberi
12 gamberoni per decorare
6 scampi
3 bustine di zafferano
una decina di fette di chorizo
½ kg di luganega a pezzettini da un paio di cm
cognac

Per il pollo alla cacciatora:
1 kg di pollo a pezzi
1 bicchiere di vino bianco
Olio
1 cipolla
1 spc. d'aglio

Iniziate con il preparare il pollo alla cacciatora: in una padella soffriggete leggermente una cipolla tritata ed uno spicchio d'aglio intero. Eliminate l'aglio ed aggiungete il pollo.Rosolate molto bene i pezzi di pollo,fate molto bene quest’operazione, fate sì che tutti i lati di ogni pezzettino di pollo raggiungano un bel colore dorato. A questo punto sfumate con il vino bianco, lasciate evaporare l'alcool, abbassate la fiamma, aggiungete un goccio d'acqua e continuate la cottura per una mezz’oretta coperto.
Arrostite in forno con il grill, o sulla fiamma, il peperone rosso e quello giallo. Chiudeteli in una busta e una volta freddi spellateli, tagliateli a striscioline e metteteli da parte, serviranno da decorazione.
Nella paellera mettete a rosolare pianissimo la cipolla tritata finissima insieme all’aglio e ( se li avete) ai peperoni rossi secchi che avrete messo a rinvenire in acqua calda e scolato. Rosolate con un alito di fiamma per una mezz’oretta senza colorire. Unite i peperoni verdi tagliati a quadrati 4x4 e farli ammorbidire.
Pulite i gamberi piccoli e utilizzate teste e carapaci per fare un brodo di pesce con qualche odore ( sedano, carota, cipolla, prezzemolo, qualche grano di pepe) partendo, mi raccomando, da acqua fredda.
Aprite separatamente cozze e vongole in aglio olio e peperoncino. Una volta aperte sgusciatene la maggior parte e tenete le più belle con la conchiglia per decorazione. Filtrate il brodino e tenete anche questo da parte. Io per praticità l’ho direttamente buttato dentro al brodo di pesce.
Pulite i calamari e tagliateli ad anellini.
Cuocete la luganega in padella rosolandola per bene e poi sfumando con un po’ di vino.
Saltate un paio di minuti scampi e gamberoni in padella sfumandoli con un goccio di cognac.
Versate il riso nel soffritto ed unite parecchio brodo agitando la paellera. E’ importante mescolare poco il riso per non far liberare troppo amido e non avere troppo un effetto risotto. Aggiungete quando serve brodo di pesce e continuate ad agitare la paellera. Probabilmente finirete presto il brodo di pesce, continuate a quel punto con del brodo vegetale o semplicemente con acqua bollente. A metà cottura unite i gamberetti puliti , lo zafferano e i pisellini. Man mano che si avvicina il termine della cottura unite cozze e vongole sgusciate, i calamari, la luganega, il pollo ed infine decorate con gamberoni, scampi, peperoni a striscioline e i frutti di mare tenuti da parte. Lasciate sul fuoco ancora quel tanto che basta a che sia tutto caldo e servite. Uff!! Avrò scordato qualcosa??
Beh, tranquilli, capita sempre di trovare a fine serata una ciotolina in un angolino del piano di lavoro. Amen.

sabato 10 luglio 2010

Le damine

Le damine: i dolcetti che in tantissime situazioni mi hanno consolato, rincuorato, coccolato e allo stesso tempo mi ricordano tanti momenti piacevoli. Ed è per questo che ho scelto proprio questa ricetta per partecipare al Contest di Juls Ricette per la felicità in collaborazione con Macchine Alimentari.

Devo dire che per anni è stata una cosa solo ed esclusivamente comprata in pasticceria, però il desiderio di provare a farle l'avevo da molto; si scontrava però con le commesse della pasticceria che mi dicevano che l'impasto di base era semplice pan di spagna ( fesserie!!) e con un'infruttuosa ricerca on line. Insomma farle è stato un po' togliermi un sassolino dalla scarpa. Un sassolino molto calorico!
Alla fine ho fatto un paio di prove alla ricerca della consistenza della pasta, che comunque deve essere piuttosto compatta e consistente, fino ad arrivare alla conclusione che la consistenza che cercavo poteva essere benissimo quella della sacher.
E allora: per tante, tante, tante damine:
(un'ottantina di pezzi credo)

1 dose di Sacher classica
1 dose di sacher fatta con il cioccolato bianco al posto del fondente
confettura di albicocche passata
cioccolato fondente per la copertura circa 400 g

Il giorno prima fate le due torte in degli stampi da plum cake. Io ho usato due stampi di quelli allungabili, al massimo della loro estensione per ottenere strisce lunghe. A conti fatti non è stata una gran botta di genio visto che poi le strisce troppo lunghe mi si rompevano con estrema facilità; utilizzate 4 stampi normali. Fatele raffreddare bene e conservatele chiuse nell'alluminio fino al giorno dopo, in questo modo si avranno delle torte più compatte.
Regolate i bordi con un coltello ( i rimasugli potete usarli per fare questi ), in modo da ottenere dei parallelepipedi più o meno regolari e tagliate delle strisce lunghe quanto la lunghezza del vostro stampo e con una base quadrata di circa un centimetro di lato.
Dovrete ora assemblare 4 a 4 le vostre strisce con un motivo a scacchiera, utilizzando la confettura di albicocche come collante tra i vari pezzi.
Otterrete un qualcosa di molto simile a questo.
Mettete i parallelepipedi in frigo a rassodare un pochino e nel frattempo sciogliete il cioccolato a bagnomaria.
Tirate fuori le vostre basi e con l'aiuto di una spatolina ricopritene i lati lunghi con un leggero strato di cioccolato fuso. Io vi consiglio di fare un lato di tutti i parallelepipedi, rimettere in frigo qualche minuto, ruotarli tutti e proseguire così a catena di montaggio per tutti e 4 i lati. Uh, naturalmente fate tutto questo sopra un foglio di silicone o di carta forno! Fate raffreddare in frigo un'ultima volta ed infine tagliate le vostre damine di un centimetro di spessore grosso modo. Ecco qui, vi assicuro che è più facile da fare che non da raccontare a parole!

Probabilmente noterete che il blog ha subito un piccolo passo indietro dal punto di vista grafico, ma ci sono stati dei piccoli problemi imprevisti, spero che si risolvano presto.
Un bacio

mercoledì 7 luglio 2010

I fagioli e l'uccelletto

Stamattina al lavoro pensavo a come scrivere questo post, l'avevo abbastanza chiaro e mi sembrava anche piuttosto divertente come sarebbe venuto. Il tutto fino a 10 minuti fa.
Tutto comincia ieri pomeriggio al ritorno dal lavoro. Entro in camera, poggio la borsa e vedo il letto invaso da piume. Ora non so voi, ma io quando penso ad un letto di piume non è esattamente così che me l'immagino. Ma comunque, la mamma stoicamente prende l'aspirapolvere, fa sparire tutto ed insieme concordiamo che evidentemente la bestiaccia ( Rufus, il gatto) deve essersi portato via il malcapitato uccellino proprietario di tutte quelle piumette nere, come d'altronde ha già fatto altre volte. Passa la giornata tranquilla, le solite cose ( tra queste la sistemazione del nuovo grassario!!) e arriva il momento di andare a letto. E' passata mezzanotte, sono tranquilla e paciosa sul mio letto a leggere piacevolmente Zia Mame quando sento un rumorino. Giro la testa e vedo due occhietti e un becco giallo che mi guardano appollaiati sul mio porta penne. Inutile dire che in un nanosecondo zompo in piedi e con una voce molto più acuta di quanto non vorrei chiamo la mamma e le dico :"Mamma, c'è un corvo!!" Ovviamente non si trattava di un corvo, ma il pathos del momento questa parola mi ha tirato fuori.
Il secondo istinto, intanto che i nostri cervellini lavoravano per trovare una possibile soluzione alla situazione, è stato di prendere la Canon.




Il merlo intanto zompetta giù e pensa bene di scagazzare insolentemente sul Libro del Cavolo e su quello di fotografia! I miei primi tentativi di prenderlo sono decisamente troppo timidi, essere armati di scatola e scala evidentemente non basta!


Insomma, due ore di Safari dopo in cui la povera bestiolina ( e qui non sono più certa se mi riferisca a me o all'uccellino!) zompetta da un angolo irraggiungibile della mia stanza ad un altro, e dopo vari tentativi andati a vuoto, finalmente riesco a prenderlo e ad infilarlo nella scatola.
Dopo una doccetta, a questo punto indispensabile dato lo stress, me ne vado a letto serena con l'idea di andare oggi pomeriggio alla LIPU e con la certezza di aver fatto del mio meglio.
Ecco, ora nei miei programmi avrei dovuto chiudere la storia dicendo che ero appena tornata dalla LIPU, che ci avrebbero pensato loro e tutto bene. Mi sarebbe piaciuto un happy end e chiudere come da copione con i fagioli all'uccelletto. Il piatto ormai è pronto e bene così, all'happy end per questa volta dobbiamo rinunciare, non si è fatto a tempo.


I fagioli all'uccelletto:

500 g di fagioli cannellini ( io ho usato i molto più carini tondini)
400 g di passata di pomodoro
2 spicchi d'aglio
olio
sale
pepe
qualche foglia di salvia

Ammollate i fagioli qualche ora in acqua fredda, i tondini sono piccoli, sono bastate sei ore di ammollo. Scolateli e metteteli a cuocere in un coccio coperti di acqua fredda con l'aggiunta di 3-4 foglie di salvia. Portate a cottura, ci vorrà nel caso di questo tipo di fagioli probabilmente un'oretta.
Mettete a scaldare 50 ml di olio buono ( da ricetta ne andrebbero anche 100 ml, ma non ce la posso fare, troppo) con qualche altra foglia di salvia, gli spicchi d'aglio schiacciato e parecchio pepe. Unite i fagioli scolati, salate e lasciate insaporire un paio di minuti. Unite la passata di pomodoro e finite di cuocere ancora per una ventina di minuti.
Perdonatemi per la qualità delle foto. Di alcune ho toppato proprio la messa a fuoco, ma capite, era l'una di notte!