domenica 29 novembre 2009

Germogliatore fai da te

Chiudiamo la Settimana Europea per la Riduzione dei rifiuti con un modo per riutilizzare le vaschettine di plastica da alimenti: il germogliatore!!!
Ci sono molti modi per ottenere i germogli, utilissimi nella nostra dieta, ma questo mi sembra il più pratico, senza pasticci di garze, bambagia o cose simili. Senza contare tra l'altro che i germogliatori che vendono (anche a 30€) sono banalmente proprio solo dei "contenitori a livelli" di plastica).
I germogli sono davvero un alimento incredibile, perchè contengono in percentuale molte più vitamine e sali minerali di quello che sono destinati a diventare "da adulti".
I semi più comuni (e buoni) da utilizzare sono, oltre la soia, l'alfa-alfa, il crescione, la senape, ravanello, cavolo, finocchio. Va da sè che è indispensabile che i semi siano bio!
Nelle catene di negozi bio si trovano dei pacchetti di semini apposta che costano circa 1€ per 100g. Tutto sommato è molto poco considerata l'altissima resa una volta germogliati.

Io ho utilizzato queste vaschettine tonde usate per un formaggetto fresco. Erano mesi che volevo costruirmi un germogliatore e accumulavo piano piano i contenitori nel mio armadietto a lavoro.
Ed ecco quello che ci ho fatto.
Avevo previsto di fare un germogliatore a 5 livelli, ma poi in realtà era un po' eccessivo e mi sono limitata a tre (più un altro da due!!)
Applicate con una colla potente sul lato inferiore di ogni vaschetta tre o quattro vecchi bottoni che serviranno a rafforzare i punti attraverso cui farete passare i fili.
Praticate ad ogni vaschetta tanti forellini con un chiodo incandescente e, probabilmente con un chiodino più sottile o un ago, i forellini corrispondenti ai buchi dei bottoni. Occhio a fare i fori nel verso in cui poi dovrà scendere l'acqua in modo da evitare il fenomeno per cui l'acqua forma quel piccolo velo senza scolare del tutto.

Prendete un filo da pescatore (quelli di nylon trasparenti) e fatene tre mazzetti da 4 fili della lunghezza pari all'altezza totale del germogliatore. Io ho calcolato una distanza tra una vaschetta e l'altra di 10 cm più i nodi e l'estremità ad occhiello che servirà poi per appenderlo.
Ovviamente serve un mazzeto per ogni bottone che avete incollato.
Prendete uno dei mazzetti e fate passare il filo a due a due attraverso il primo bottone e fate un doppio nodo ben aderente alla superficie della vaschetta.
Fate altrettanto con gli altri due mazzetti in modo da completare il primo livello.
Misurate 10 cm, fate un altro nodo ad ogni mazzetto da 4 e passate attraverso il bottone della seconda vaschetta.
Fate attenzione che i bottoni siano ben corrispondenti. Nel mio caso le vaschette erano divise in 8 triangolini, ed avendo bisogno di 3 bottoni non erano distanti in modo pari l'uno dall'altro, quindi le mie vaschette avevano un "verso". Se non si bada alla corrispondenza si rischia di avere un germogliatore tutto sbilenco.
Quando avrete completato i tre livelli raggruppate tutti i fili e create un occhiello con cui appenderete il vostro germogliatore.
Mettete un cucchiaio raso di semi in ogni vaschetta e passate sotto il getto dell'acqua un paio di volte al giorno. Abbiate l'accortezza di tenere il germogliatore al riparo dalla luce per i primi due giorni ( io lo tengo coperto da un canovaccio) e dopo 3-7 giorni, dipende dal tipo, avrete i vostri bei germogli.
Sciacquateli, eliminate le pellicine vaganti e conservateli in frigo in un contenitore. Si tengono 2-3 giorni.


giovedì 26 novembre 2009

Oriental wax

Dopo aver visto Caramel un paio di anni fa credo, sono rimasta con la curiosità di provare questo tipo di ceretta pare molto più delicata e duratura dei metodi classici.
Poi una ragazza marocchina me ne ha regalata un po' ed ho provato. Devo dire non è facilissima da fare, ci vuole un po' di tempo prima di imparare i movimenti giusti e non rimanere intrappolati in una melma appiccicosa. Comunque, dopo aver visto vari video su youtube (cercare oriental wax o sugaring), qualcosa sono riuscita a fare e devo dire che la pelle viene davvero liscissima e molto poco irritata.
Dunque, per la preparazione della cera le dosi sono:

2 cup di zucchero (non fate come me che la prima volta ho usato quello di canna e così non ci ho capito più nulla sulla colorazione del caramello!!!)
1/4 di cup di succo di limone
1/4 di cup d'acqua

Mettete tutto insieme in una pentola d'acciaio e portate a bollore mescolando fino a quando non raggiunge il tipico colore di un caramello piuttosto scuro. Il tempo di cottura dovrebbe essere di circa 8 minuti complessivi, poi l'esperienza vi aiuterà... ci aiuterà.
Versate il caramello ancora caldo in un barattolo e fate freddare. Una volta fredda la cera dovrà essersi solidificata, ma essere comunque prendibile con le mani a freddo. Io ho cotto un po' troppo (per colpa dello zucchero di canna) ed era un po' dura, ma tutto sommato andava ancora bene.

Prelevatene un pezzo da circa 20g e iniziate a lavorarlo con le mani tirandolo e rimettendolo insieme. Vedrete che la ceretta man mano cambierà colore e consistenza, diventando più chiara ed opaca man mano che la si lavora. Si deve arrivare ad ottenere la consistenza di una gomma americana grosso modo. Avendola cotta un po' troppo a me si appiccicava un po' meno di quella marocchina, ma se doveste incorrere nel preblema opposto, ossia che vi si appiccica da tutte le parti basta prenderne un pezzetto nuovo ed unirlo a quello diventato troppo appiccicoso. Chi è bravo pare riesca a farsi entrambe le gambe con quei miseri 20g.. io sono lontana da queste vette di perfezione!
Dopodichè stendete la vostra cera sulla parte da depilare e strappate controsenso come al solito. Continuate con un movimento dal basso verso l'alto. (I video sono molto più esplicativi della mia spiegazione, mi rendo conto).
Comunque, è un ottimo metodo sia per ottenere buoni risultati (e col tempo sempre più), sia per persone che come me avevano problemi di puntini rossi sulle gambe per una settimana dopo la ceretta tradizionale, sia per evitare lo spreco di strisce usa e getta, roll-on vari e scatole su scatole.
Io sono contenta!
Un bacio

martedì 24 novembre 2009

Un forno pieno di...

...biscotti e 33 giri.
No, non sono impazzita, ma vista la settimana europea per la riduzione dei rifiuti ed il fatto che sono bloccata a casa per qualche giorno, mi dò da fare.
Questo è un modo molto carino per trovare un utilizzo a quella valanga di 33 giri chiusi nell'armadio che ormai non si ascoltano più, rendendoli ciotole o svuota tasche.
E' molto facile, e se si ha già il forno caldo dalla cottura dei biscotti non si può proprio resistere.


Mettete su una teglia una bastardella capovolta o comunque una ciotola che resista al calore. Poggiateci sopra il vostro disco e infornate a 200° per circa 1 minuto e mezzo. Pian piano vedrede il disco cedere e ammollarsi sempre più. Mi raccomando tenetelo sott'occhio che se si raggiungono i 2 minuti di cottura consistenza e lucidità del vinile saranno compromessi, come è successo a me per uno dei dischi.

Con delle presine prendete il 33 giri e mettetelo dentro ad un'altra ciotola in cui gli farete prendere forma e lo farete raffreddare. Ci vorranno una decina di minuti. Ed ecco qui, la vostra ciotolina bella e pronta!
Ed ora passiamo ai biscotti, che sono banalmente i Molinetti, la cui ricetta è data proprio dalla stessa casa produttrice sulla confezione dei biscotti.
Quale migliore occasione per farli se non questa settimana: un pacchetto in meno, anche due!
Molinetti
500 g farina 00
80 g di fiocchi d'avena macinati
65 g di farina di grano saraceno
120 g di zucchero di canna
90 g di zucchero semolato
180 g di burro fuso
1 uovo
80 g di latte
1 bustina di lievito
zucchero di canna per spolverare

Mescolate il burro ai due zuccheri, aggiungete l'uovo, il latte ed infine il mix di farine e lievito. Io avevo in casa i fiocchi d'avena interi e così li ho semplicemente tritati con il mixer lasciandoli un po' grossolani. Impastate bene, stendete ad uno spessore di circa 7 mm e tagliate con il tagliabiscotti che preferite. Spolverate con lo zucchero di canna e infornate a 180° per 20-25 min.
Sono buonissimi, forse leggermente meno dolci degli originali, ma per me è solo un pregio.

sabato 21 novembre 2009

Settimana Europea per la riduzione dei rifiuti

L’edizione 2009 della Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti (European Waste Week Reduction), che si terrà dal 21 al 29 novembre 2009 con il supporto del programma della Commissione Europea LIFE+, consiste in una elaborata campagna di comunicazione ambientale promossa dall’Unione Europea, che dal centro si dirama alla periferia, coinvolgendo i livelli nazionali e locali degli Stati Membri aderenti.
Lo scopo principale è promuovere, tra i cittadini, una maggiore consapevolezza sulle eccessive quantità di rifiuti prodotti e sulla necessità di ridurli drasticamente.
tratto da menorifiuti.it
La mia gallina preferita, grazie al suo post, mi ha portato a conoscenza di questa importante iniziativa a cui io sono particolarmente sensibile.
Negli ultimi anni ho già migliorato le cose in casa e a lavoro facendo sempre la spesa con le sporte riutilizzabili ( e quando si fa la spesa ogni singolo giorno per un nido il risparmio in buste di plastica si fa notevole), riutilizzando i contenitori, cercando di comprare le cose meno imballate che trovo, utilizzando il motorino elettrico (con cui ieri ho avuto il mio primo incidente ), lottando per ottenere la raccolta dell'umido all'asilo. Ma sicuramente tante cose possono essere fatte meglio.
E quindi eccomi quì a ufficializzare i miei impegni per la settimana della riduzione dei rifiuti:
1)Mi impegno a rifiutare ancor più di prima tutte le bustine di plastica che i commercianti ti danno automaticamente come se ti facessero un piacere
2)Mi impegno ad utilizzare meglio l'acqua e a riutilizzare quella che spesso per pigrizia si spreca (ad esempio quella di cottura delle verdure)
3)Mi impegno a tornare all'uso del fazzolettino di stoffa ( tranne magari situazioni drammatiche!)
4)Mi impegno a cercare di diffondere l'uso rivoluzionario della mooncup
5)Mi impegno al riuso degli oggetti per evitare di comprarne degli altri e al riuso creativo per ottenerne di nuovi.
6)E infine mi impegno a far circolare questa iniziativa.
E in particolare invito a questo meme virtuoso SpizzichieBocconi, Veruccia, Un kilo di ricette, Profumo di Sicilia e La collina delle fate .
Ah, e andatevi a guardare quì il link dei promotori.
Un bacio

sabato 14 novembre 2009

100mo post!!

Il mio centesimo post!!!!!!!
Ci ho messo un po' a dire la verità, ma alla fine sono arrivata a questo piccolo traguardo!!
E per festeggiare come si deve.....
Colorado Chocolate cake

In questo periodo ho conosciuto alcune persone per niente amanti del cioccolato! Sarà che sono sorella di mia sorella, ma per me un dolce con il cioccolato parte sempre dieci punti avanti!!
In attesa di capire se queste persone che non amano il cioccolato vengono direttamente da Marte mi sono fatta tentare da questo stranissimo dolce americano di cui ho trovato la ricetta sul numero di Ottobre di Sale&Pepe.

Per 8 persone:
(è un dolce che appare piuttosto piccolo, ma di cui non ci si serve di una mega porzione!!)
180 g di farina
400 g di cioccolato fondente
40 g di cacao amaro
150ml di caffè (io odio le dosi espresse in dl)
60 ml di latte
2 uova
20 g di zucchero semolato
30 g di zucchero di canna
25 g di burro
una stecca di vaniglia
5 g di lievito vanigliato

Tritate il cioccolato e mettetelo a sciogliere a bagnomaria insieme al burro.. Fate intiepidire.
Sbattete le uova con il latte e i semini di vaniglia, unite man mano farina e lievito setacciati alternando l'aggiunta del cioccolato sciolto.
A questo punto la rivista diceva di bagnare e strizzare un foglio di carta forno e di foderarci uno stampo da 18 cm di diametro. Io non amo questa pratica, perchè mi vengono sempre delle brutte pieghine sulla torta dovute alla carta. E così ho foderato solo il fondo di carta forno e i bordi li ho imburrati e spolverizzati di cacao amaro.
Versate il composto nello stampo, livellatelo e cospargetene la superficie con, nell'ordine, lo zucchero di canna, quello semolato e infine con 30g di cacao setacciato.Irrorate delicatamente con il caffè e infornate a 180° per un'ora, dopodichè coprite il dolce con un foglio di alluminio e proseguite la cottura per altri 15-20 minuti.
Eliminate la stagnola e fate raffreddare la torta nello stampo. Al momento di servirla spolverizzatela con i 10 g di cacao rimasti!
E se non è al cioccolato questa... sono io che vengo da Marte!!!
Un bacio

mercoledì 11 novembre 2009

Il libro del cavolo

Serata deliziosa quella di ieri passata alla presentazione de "Il libro del cavolo"! L'autrice è naturalmente la più belga tra i foodblogger italiani!
E' andata benissimo la presentazione, c'era una quantità di gente veramente incredibile!! Apertura alle 18.30, io come al solito alle 18 ero già lì.
La cara Sigrid ha passato le due ore di evento completamente sommersa dalla gente che voleva scambiare con lei due parole e farsi firmare naturalmente il libro. Lei è stata molto carina ed era visibilmente molto imbarazzata.
Ovviamente anch'io ho avuto la mia bella copia autografata!!
Il libro è bellissimo, l'ho appena sfogliato, ma già ho adocchiato parecchie cosette che certamente rifarò; per non parlare poi delle fotografie che, come al solito nel suo caso, parlano davvero da sole!!
Davvero una serata molto piacevole, grazie anche ai buonissimi stuzzichini di Massimiliano Sepe (gli sgonfiotti e la crema di zucca con cavolfiore erano davvero notevoli!!).
L'unico rimpianto? Avrei voluto tanto sapere chi di voi c'era per chiacchierare un po' dal vivo! Comunque...
un bacio a tutti

sabato 7 novembre 2009

Variazione di sacher

L'altra sera è stato il compleanno di un'amica, ed il mio regalo è stato... le torte! Avrei dovuto aspettare delle foto più decenti fatte da un'amica, ma non ho più pazienza! ... ma prima o poi avrò anch'io una reflex!!!
Abbiamo deciso insieme che una bella sacher faceva sempre la sua figura, ma in realtà ne servivano tre, vista la quantità degli invitati. E così è venuta l'idea della variazione: tre sacher una diversa dall'altra.
La prima è la sacher classica, la seconda è una sacher al caffè e l'ultima è invece alle pere glassata al cioccolato bianco.

Per queste ultime due ho usato naturalmente la torta base della classica, ma ho variato farcia e glassatura.
La sacher al caffè è stata farcita con una crema pasticcera aromatizzata fatta con:
2 tuorli
2 cucchiai di zucchero
2 cucchiai di farina
2 bicchieri di latte in cui avrete fatto sciogliere 1 cucc. e mezzo di caffè solubile e ancora 1 cucchiaione di zucchero
La dose di crema è in realtà un po' abbondante, ma dovrete anche velarci leggermente la torta prima di glassarla.
Anche la glassa è fatta come nella sacher classica, solo che in questo caso, quando scaldate la panna, dovrete aggiungerci un cuc.no di caffè solubile.
Ho completato la torta facendo aderire delle nocciole tostate e schiacciate grossolanamente a tutto il bordo.

Infine la torta bianca:
in questo caso la farcitura è fatta con una confettura di pere fatta al volo per l'occasione.
3 pere williams
1/2 bustina di pectina
80 g di zucchero
Mescolate lo zucchero con la pectina e unite a freddo le pere grattuggiate. Portate a bollore, cuocete un paio di minuti e spegnete.

La glassa:
200 g di cioccolato bianco
160 g di panna fresca
4.8 g di colla di pesce

Sciogliere a bagno maria panna e cioccolato assieme, una volta ben sciolti ed amalgamati unire la gelatina ammollata in acqua fredda e strizzata. Filtrate e fate freddare prima di glassare la torta, raggiungerà la densità giusta. Fate finire di freddare in frigo un paio d'ore una volta completata la torta.

Ecco quì, ora scappo che vado alla presentazione del Cavoletto! Spero di incontrare qualcuno di voi!!
Un bacio

domenica 1 novembre 2009

Coda alla vaccinara


Non sono mai stata granchè tipo da cucina romana, e ancora meno da Quinto quarto. Ma dalla prima volta che ho assaggiato la coda (in un ristorante dove lavoravo e in cui ne facevamo delle meravigliose polpette!!) è stato amore a prima vista!
Ma questa è stata la prima volta che l'ho preparata in casa. Sono sicura che sarà la prima di una lunga serie!!

Coda alla Vaccinara
1 kg di coda di manzo a pezzi
2 cucchiaioni di strutto
qualche fettina di gambuccio
2 spicchi d'aglio
2 cipolle
1 carota
4 gambi di sedano
prezzemolo
1 bicchiere di vino bianco
2 barattoli di pezzettoni
400 g di passata di pomodoro
sale, pepe

Lavate bene la coda, mettetela in acqua fredda salata e bollite pochi minuti. Dopodichè scolate e cambiate l'acqua. Bollite una seconda volta per una ventina di minuti.
Nel frattempo, in un coccio, rosolate nello strutto un trito fatto con gambuccio, cipolle, 2 coste di sedano, carota e prezzemolo. Unite l'aglio intero che poi eliminerete.
Scolate la coda e unitela al fondo fatto nel coccio. Fate insaporire e, una volta rosolato sfumate con il vino. Unite il pomodoro, salate e pepate. Cuocete coperto piano piano per almeno tre ore. Se asciuga aiutatevi con del brodo caldo. In realtà io non avevo fretta e ho cotto per 4 ore. In pratica è pronto quando la carne si stacca molto facilmente dalle ossa.
Circa 15-20 minuti prima della fine di cottura unite gli altri due gambi di sedano tagliati a pezzetti e sbollentati leggermente.
Gran pregio di questo piatto è la gran quantità di sugo che si ottiene e con cui viene una pasta davvero eccezionale.
Essendo noi solo in due abbiamo mangiato la carne una sera, e poi ho spolpato il resto e l'ho riunito al sugo. Ora è nel congelatore in attesa di una bella polenta!